#6 – di-s-cordanze

Alla televisione trasmettono un film di spionaggio con un tizio col cognome ripetuto due volte, intervallato dal nome. Abbastanza ridicolo, come sempre, non fosse per la sigla, l’unica cosa che ho sempre amato di questa interminabile saga.
E mi accorgo che non mi ricordo del tutto di oggi, in negozio.
Non ricordo ogni pesce che ho venduto, quello che ho preso nella cella di carico, ogni cliente entrato e uscito dalle porte scorrevoli, se ho sbagliato conti, se ho sorriso male a qualche vecchia.

Quando, anni e anni fa, ebbi l’esaurimento nervoso, scoprii la gioia del non ricordare. Non dimenticare, che implica disattenzione, cattiveria. Proprio non ricordare. Non ricordare di una camicia comperata e scoprirla nell’armadio assieme ad altri abiti non indossati. Non ricordare la trama di un libro, e rileggerlo. Non ricordare una persona, e reincontrarla.

L’esaurimento nervoso, non curato, forse per dimenticanza, portò velocemente alla bulimia e a una serie di anni in cui vivere velocemente e superficialmente era la regola, assieme al jeans rigorosamente levi’s, la camicia ralph lauren e l’anfibio morbido da anni di uso. Velocemente e superficialmente quanto le taglie che si rimpicciolivano. Ho un buon ricordo della bulimia, tolti l’odore di vomito, la pelle gialla, l’aria emanciata e i crampi allo stomaco anche ad inghiottire e trattenere una caramella. C’era il culo piccolo, la coscia da chiudere nel palmo della mano, lo stomaco incavato, la clavicola contro la spallina del reggiseno. Esteticamente, molto bello. E dimenticarsi che non era sano.

La dimenticanza, di per sé, è bella. Ottima, oserei dire. Aiuta. Lima. Seleziona. Toglie ciò che dimentichi, lasciando quel che sarà non dimenticato. Difficile dimenticare cosa è bello ricordare. Impossibile resistere all’emozione di ricordare all’improvviso cosa è stato dimenticato.

Ricordo che stamattina, verso le dieci, una signora che viene sempre di sabato con la propria badante, una ragazza dell’est con un seno pesante e una bella pelle del viso, molto giovane, con uno sguardo cattivo, ha dimenticato di prendere il sacchetto. Al banco diamo il pre-scontrino, il cliente paga e poi ritira la spesa. La signora anziana con la badante ha scelto le cose per sé: del palombo scongelato, due filetti di sogliola. La badante ha aggiunto dei polpi freschi e un’orata da circa un chilogrammo. Non si sa chi li mangerà: di certo non la signora anziana, sulla sedia a rotelle e con la bombola e le cannule al naso per l’ossigeno. Hanno scelto, preso il pre-scontrino, pagato e sono uscite, dimenticandosi la spesa fatta.

Probabile che appena tornate a casa si siano ricordate della dimenticanza. Magari per il pranzo ora in ritardo sulla tabella di marcia della giornata, più semplicemente segnando su un taccuino le uscite di denaro, contabilità spicciola di una famiglia.

La ragazza è tornata di corsa circa un’ora dopo, affannata, il seno grosso che ballava nella maglia aderente, il sedere pronto ad allargarsi alla prima gravidanza. Un fisico per nulla adatto a sopportare sei anni di bulimia, cederebbe immediatamente a smagliature e avambracci cascanti. Allo sguardo cattivo s’era aggiunto un sorriso schifoso, di difesa, lei straniera a reclamare quanto di sua proprietà, i polpi e l’orata e la sogliola e il palombo, contro noi indigeni pronti a dirle che il sacchetto era stato ritirato e che si sbagliava, voleva fare la furba forse?

Come è entrata le ho sporto la spesa dimenticata. Lei s’è ricordata di sorridere mesta come il suo ruolo richiede. Poi è corsa via, magari sperando di essersi scordata di cambiare la bombola d’ossigeno all’anziana signora.

~ di thefamilyandthefishingnet su settembre 15, 2007.

7 Risposte to “#6 – di-s-cordanze”

  1. Cliénte con la é!

    Com’è che ho l’impressione che dietro tutto questo covi una trama incombente e terribile?

    Oh, James.

  2. oh, Noeeees.

  3. Per me c’è una trama incombente.

  4. moriremo tutti.
    oh, dudes.

  5. Non funsiona. Toh:

    http://www.raccisworld.com/nosleep/22801i.gif

  6. Ma povera vecchiaccia…

Scrivi una risposta a Riccardo Raccis Cancella risposta